
Il mollusco contagioso rientra nella categoria delle malattie sessualmente trasmissibili (comunemente abbreviate con le sigle MST o IST, acronimo per infezioni sessualmente trasmesse), ossia condizioni risultato di un contagio diretto o di un contatto sessuale.
Nello specifico, il mollusco contagioso è una MST che si manifesta in una lesione cutanea benigna causata da Poxivirus, una famiglia di virus diffusa in tutto il mondo e che è, peraltro, responsabile anche del vaiolo – attualmente eradicato a livello globale.
Questa IST si presenta generalmente sottoforma di piccolo rilievo solido a livello dell’epidermide. Caratterizzato da una forma tondeggiante chiamata “papula”, tale rilievo può essere singolo oppure multiplo, sia del colore della pelle sana che di tonalità rosacea, e di dimensioni variabili tra 1 e 5 millimetri. Può mostrare una sorta di depressione nell’area centrale e comparire in qualunque parte del viso e del corpo, spesso in modo totalmente asintomatico.
Patogenesi del mollusco contagioso e fattori di rischio
Il mollusco contagioso è un’infezione virale molto frequente, specialmente nelle persone immunodepresse e nei giovani adulti sessualmente attivi. Può manifestarsi comunque anche nei bambini a seguito di contatto con una persona infetta e, più raramente, negli individui adulti.
Va inoltre precisato che esistono alcune condizioni patologiche che possono operare da “terreno fertile” per l’infezione da mollusco contagioso. Tra i fattori predisponenti figurano la presenza di dermatite atopica, le già citate condizioni di immuno-compromissione sia genetiche che acquisite, e la malattia di Darier, che interessa la cheratinizzazione e si manifesta con la formazione di papule cheratosiche nelle aree seborroiche, oltre che con anomalie caratteristiche a carico delle unghie. Inoltre, la diffusione di questa infezione sembra essere favorita dai climi caldi e umidi.
Al momento attuale sono noti quattro sottotipi del Poxivirus responsabili del mollusco contagioso: quello appartenente alla tipologia MCV-1 è in assoluto il più diffuso, e interessa circa il 98% dei casi; l’MCV-2 è responsabile in particolar modo delle infezioni a carico dei pazienti HIV positivi o delle lesioni a trasmissione sessuale; i sottotipi MCV-3 ed MCV-4 sono invece diffusi soprattutto nei continenti asiatico e australiano.
Le modalità di trasmissione tipiche del mollusco contagioso sono le seguenti:
- Contatto sessuale, con sviluppo delle lesioni papulose a livello dell’area genitale.
- Contatto diretto con la pelle di un individuo infetto.
- Utilizzo promiscuo di abiti, lenzuola, asciugamani o biancheria intima di una persona infetta.
- Condivisione di vasche, spogliatoi, docce con soggetti infetti.
La prognosi per questa condizione è eccellente nella stragrande maggioranza dei casi.
Sintomi, segnali e valutazione clinica del mollusco contagioso
Il periodo di incubazione del mollusco contagioso può variare dalle due settimane ai sei mesi. Come accennato in apertura di articolo, il sintomo più evidente è la comparsa di papule cupoliformi bianche, perlacee o rossastre, caratterizzate da una tipica ombelicatura centrale che potrebbe tuttavia non risultare particolarmente evidente nelle lesioni molto piccole.
Sebbene si tratti di un’infezione di norma asintomatica, in alcuni casi potrà essere associata a una sensazione di prurito e a un’infiammazione dell’area colpita. Nel caso in cui si generi una sovra-infezione batterica a livello delle lesioni, queste potranno diventare dolenti.
Spesso le lesioni da mollusco contagioso sono raggruppate, con formazioni fino a una ventina di papule che possono diventare anche centinaia nei soggetti immunocompromessi. Nella stragrande maggioranza la loro comparsa è limitata alla cute, e in special modo a livello di volto, ascelle, area inguinale, braccia e mani, ma nei casi più severi potrà estendersi alle mucose genitali, congiuntivali o addirittura orali.
In termini di valutazione clinica, la diagnosi di questa infezione si basa sull’analisi dell’aspetto delle lesioni, piuttosto caratteristico. Il professionista medico potrà comunque optare per una biopsia cutanea, il cui striscio mostrerà la presenza di tipiche inclusioni cellulari. Di solito, la biopsia si rende necessaria nei casi di incertezza della diagnosi.
Si potrà infine procedere a una diagnosi differenziale che comprenderà milia, verruche, nevo di Spitz e follicoliti.
Il trattamento del mollusco contagioso e la sua prevenzione
Le lesioni provocate dal mollusco contagioso regrediscono spontaneamente nell’arco di alcuni mesi o di uno/due anni. In soggetti particolarmente immunodepressi potranno tuttavia persistere fino a tre anni.
Nel caso in cui debbano essere trattate, si procederà alla loro rimozione fisica tramite laser-terapia, elettrocauterizzazione, raschiamento o criochirurgia; all’applicazione di dispositivi medici topici quali acido tricloroacetico, cantaridina, tretinoina, tazarotene, podofillotossina e, in taluni casi, con l’ausilio di terapie combinate.
Un’altra modalità di trattamento delle lesioni da mollusco contagioso consiste nella crioterapia, ossia la terapia del freddo che si avvale dell’azoto liquido. Si tratta di una modalità che può risultare piuttosto dolorosa per il paziente, poiché di fatto “brucia” le papule. Può inoltre provocare tumefazione e ipersensibilità nelle aree trattate e sarà quindi sempre valutata con estrema cura dal professionista medico.
In termini di terapia farmacologica, questa IST viene trattata in modo tale da ridurre al minimo i tempi di guarigione – e dunque di scomparsa delle papule. Tra i farmaci più utilizzati sono inclusi il cloridrato di potassio (un agente astringente), alcuni farmaci immunosoppressori/antivirali, l’acido salicilico (farmaco cheratolitico).
È infine essenziale prestare particolare attenzione all’aspetto della prevenzione: in questo senso, diversi studi hanno dimostrato l’efficacia degli estratti di Echinacea nella salvaguardia dalle recidive del mollusco contagioso, grazie all’attività immunomodulante, rigenerativa e antiossidante capace di potenziare le difese immunitarie nei confronti dell’aggressione di virus, miceti e batteri.
L’Echinacea rappresenta quindi uno dei più potenti completamenti terapeutici nella gestione di infezioni virali di interesse dermatologico, quale appunto il mollusco contagioso. Uno studio condotto dall’Istituto di Scienze Dermatologiche dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena ha peraltro confermato le evidenze della preesistente letteratura scientifica che riconoscono a questa sostanza un’efficacie azione immunomodulante, suggerendone l’impiego nel trattamento delle patologie infettive di origine virale, batterica e micotica più diverse.