
Con il termine “alopecia” si identifica genericamente una caduta o un diradamento dei capelli di origine non fisiologica. Questa patologia porta dunque, per sua natura, a una diminuzione notevole della quantità dei capelli e dei follicoli piliferi e, nei casi più gravi, può generare una calvizie completa nella persona colpita. È inoltre importante precisare che l’alopecia potrebbe non colpire solamente il cuoio capelluto – sebbene questa rimanga la circostanza più comune - ma anche altre aree del corpo.
Le cause dell’alopecia sono diverse, e possono essere genetiche (per esempio nel caso dell’alopecia androgenetica), ormonali (nel caso del coinvolgimento della tiroide, delle quantità di testosterone nell’organismo o laddove vi siano disfunzioni dell’ipofisi), nutrizionali (ad esempio in caso di gravi carenze proteiche o vitaminiche), psicologiche (tipicamente a seguito di forti traumi o stress prolungati) e chimico-farmacologiche (ad esempio per i pazienti oncologici impegnati in terapie chemioterapiche).
Non esiste un solo tipo di alopecia: al contrario, la classificazione comprende diverse tipologie che hanno origini diverse e si manifestano in modo diverso. Imparare a distinguerle è quindi estremamente importante per intervenire in modo corretto.
Le diverse tipologie di alopecia
La prima distinzione da fare in merito alle diverse tipologie di alopecia riguarda quelle cicatriziali e quelle temporanee. Come è facile intuire, le prime sono di fatto irreversibili e permanenti, poiché comportano l’incapacità di rigenerazione dei follicoli piliferi, che si presentano atrofizzate.
Tra le categorie principali di alopecia cicatriziali rientrano:
- L’alopecia da forfora (o pityrianica): nel caso in cui la forfora non venisse curata correttamente, si verificherebbe un inspessimento del cuoio capelluto e potenziali danni permanenti al bulbo pilifero.
- L’alopecia seborroica: ossia causata da un eccesso nella produzione di sebo il quale, occludendo il canale follicolare, produce un rallentamento nella microcircolazione sanguigna e blocca o addirittura inibisce permanentemente la crescita del capello.
- L’alopecia cicatriziale e secondaria causata da Lupus eritematoso: in conseguenza di questa complessa malattia autoimmune, i follicoli piliferi vengono danneggiati irreparabilmente portando la cicatrizzazione dell’area colpita.
- L’alopecia da radiazioni: definita anche “attinica”, è la conseguenza di lunghe esposizioni ai raggi X o ultravioletti e può generare la compromissione irreversibile della funzionalità del cuoio capelluto.
- L’alopecia senile: ossia generata dalla naturale senescenza dell’organismo, a seguito della quale il capello atrofizza e cade in modo permanente.
Le alopecie temporanee sono invece per loro natura reversibili e includono:
- L’alopecia da stress: chiamata anche “psicogena” è, come accennato, il risultato di stress prolungati e di importanti traumi emotivi ed è una delle alopecie più comuni e diffuse. Il capello viene perso a causa dell’azione vasocostrittrice del follicolo.
- L’alopecia decalvante: è una particolare varietà di calvizie totale, che colpisce in modo improvviso (con un decorso anche di poche settimane) a qualunque età e soggetti di ambo i sessi.
- L’alopecia areata: è relativa ad aree circoscritte e, in casi più gravi, può colpire anche ciglia, sopracciglia e barba. Si presume sia provocata da fattori generici, ma il suo decorso è in genere difficile da interpretare.
Qualche cenno sull’alopecia androgenetica
Vale anche la pena riservare qualche cenno a quella che viene chiamata informalmente “calvizie” ma che, in termini scientifici, prende il nome di “alopecia androgenetica”.
Si tratta di una forma di perdita dei capelli che colpisce gli individui di sesso maschile nell’80% dei casi, e quelli di sesso femminile nel 50%.
L’incidenza dell’alopecia androgenetica aumenta con l’età, in modo direttamente proporzionale: più il soggetto invecchia, più si incrementa la possibilità che possa soffrire di calvizie. Tuttavia, esistono anche casi in cui questa condizione inizia a manifestarsi addirittura a partire dalla tarda pubertà.
Come è facile comprendere dall’origine del suo nome, l’alopecia androgenetica è legata a due cause: gli ormoni e l’ereditarietà. In quest’ultimo caso, si parlerà di alopecia a evoluzione lenta quando la calvizie inizia a presentarsi attorno ai 30 anni per poi progredire gradatamente nel corso del tempo; e di alopecia totale quando il diradamento dei capelli inizia attorno ai 18 anni per procedere in modo rapido e inarrestabile.
Nei soggetti di sesso maschile si presenta con una progressiva recessione dell’attaccatura dei capelli e con il loro diradamento a partire dal vertice della testa. Può essere valutata secondo la scala di Hamilton, che si compone di 12 diversi gradi di calvizie a seconda dell’area di localizzazione e dell’estensione della condizione.
Questa condizione ha una prognosi variabile, con recidive possibili nei cinque anni successivi all’eventuale remissione. Sebbene possa non sempre essere possibile risolvere completamente l’alopecia androgenetica, l’esame del tricogramma e il consulto con un medico specialista permetteranno di rallentarne il decorso e, nei casi più fortunati, di arrestarlo.
Quando l’alopecia colpisce la donna
Come accennato poco sopra, l’alopecia femminile ha un’incidenza pari a circa il 50% dei soggetti e si presenta di norma durante la pubertà, dopo la gravidanza o successivamente al sopraggiungere della menopausa. Diversamente da quella maschile, ha però un inizio più tardivo e progredisce in modo più lento, dando luogo a un diradamento dei capelli meno evidente ma con una diffusione più generalizzata.
L’alopecia femminile inizia di solito sulla sommità della testa per poi allargarsi a disco – senza però intaccare l’area anteriore del capo. Il risultato è un diradamento esteso su praticamente tutta la capigliatura e il corpo dei capelli rimasti si presenta più debole e assottigliato a causa di un’eccessiva sensibilità del follicolo pilifero agli ormoni androgeni.
In alcuni casi, questa particolare tipologia di alopecia può essere accompagnata da fastidio, bruciore o formicolio al capo, ipersensibilità e fragilità del cuoio capelluto.
L’alopecia androgenetica femminile si suddivide a sua volta in tre tipologie a seconda delle aree che colpisce:
- Christmas tree pattern: il diradamento dei capelli si presenta più visibile al centro dell’attaccatura e prende una forma triangolare che ricorda appunto un albero di Natale. Tende a colpire durante la pubertà.
- Tipo Hamilton: la persona presenta una stempiatura e un diradamento a livello della sommità del capo, in modo molto simile ai soggetti di sesso maschile. È una tipologia di alopecia che può verificarsi successivamente alla menopausa oppure in gonne giovani con disfunzioni ormonali.
- Tipo Ludwig: i capelli cadono su tutta la parte superiore della testa e la riga centrale appare così molto pronunciata. A seconda dell’estensione dell’alopecia, nuovamente in modo direttamente proporzionale si parlerà di Ludwig di grado I, II o III.
Nelle donne, l’alopecia può avere diverse cause: dalla carenza di ferro alle alterazioni della tiroide, dagli squilibri nutrizionali a seguito di diete ipocaloriche molto rigide fino allo stress e al fumo, dalla dermatite seborroica all’eccessiva esposizione ai raggi solari, fino all’assunzione di farmaci specifici (come quelli per ridurre il colesterolo, i chemioterapici e alcuni psicofarmaci).
Esattamente come nei soggetti di sesso maschile, anche nella donna la risoluzione dell’alopecia beneficia grandemente di una diagnosi tempestiva e di un trattamento puntuale. Nella fase diagnostica sarà importante escludere la presenza di condizioni patologiche che possano produrre un aumento di estrogeni nell’organismo, come l’iperplasia congenita surrenale, i tumori ovarici o la sindrome dell’ovaio policistico.
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